lunedì 16 novembre 2009

Mr.Nobody di Jaco Van Dormael













"A young boy stands on a station platform. The train is about to leave.

Should he go with his mother or stay with his father?

An infinity of possibilities rise from this decision.

As long as he doesn't choose, anything is possible.

Every life deserves to be lived. "


E’ un film sulle infinite possibilità, di quelli che comunque, anche se nascono da un impianto filosofico che farebbe entusiasmare i professori di Hegel e Kant lasciano un piccolo spazio anche a qualche strano visitatore che s’imbatta nella proiezione quasi per sbaglio e che potrebbe uscire entusiasta, eppure vicino a un suo compagno che si stropiccia gli occhi in attesa di capirci qualcosa, ancora confuso perché, dichiarerà, “In questo film non ci ho capito niente”.

Certo, non è un film per tutti. Può farti scorrere tutta la tua vita davanti, tutti gli interrogativi che ti sei sempre posto magari mentre camminavi tornando a casa o nei momenti di solitudine, e li mischia al sentimento, all’amore e ai rimpianti di tutte quelle cose che avrebbero potuto essere e non sono state; si confondono i ricordi e i nostri desideri, quello che è accaduto e come ce lo eravamo immaginato, come l’avevamo dipinto sopra ai nostri ricordi.

E’ come una spina conficcata sulla guancia che ti porta a domandarti se tutto quello che vedi è davvero reale, se la vita che fai e che scegli è il frutto di un destino prestabilito o semplicemente del caso, di una semplice fatalità, di una fortunata coincidenza: e l’amore, in tutto questo, che ruolo gioca? Incontrare una persona, la persona giusta, è conseguenza di un destino per cui quella e non altre sarebbe stata l’unica, oppure è una delle tante che è stata unica per una serie di circostanze casuali? In un caso sarebbe la nostra scelta, la nostra libertà, a scegliere quella persona e non le altre; ma forse lo farebbe in base a infinite condizioni che potevano essere diverse e potevano cambiarla e cambiarci.

Le infinite possibilità che ognuno di noi ha finiscono per incidere su noi stessi e la nostra vita per una scelta apparentemente insignificante può prendere delle pieghe inaspettate che alterano il nostro modo di essere e che è come se sancissero l’unicità, la specialità di ognuno di noi che in questo momento è sé stesso ma non è nessun altro.

Tutto questo insieme al discorso del tempo, anche fisico-scientifico. Il tempo è una dimensione lineare il cui sviluppo segue un costante e immutabile sviluppo? Oppure è iniziato con le altre dimensioni con il big bang, e non è altro che l’attestazione dell’espansione dell’universo? Ti chiedi ancora se ci sarà mai una fine del tempo, e mentre guardi scorrere immagini di un ipotetico futuro e ripensi a tutte le strade che hai scelto e percorso, ti rendi conto di quanto i tuoi pensieri siano vicini a quell’incostante e velocissima successione d’immagini ed è come se prima di comprare qualcosa a cui tieni immensamente continui a sfiorare le monetine nella tua tasca. E poi, quando l’avrai in mano, una piccola goccia di poggia potesse dirti se smettere di fare ogni cosa in un attimo o aggrapparti con tutto te stesso a tutte le tue possibilità. Perché nella scelta del bambino ci sono tutte le possibilità del mondo.

E mentre ti allontani, se non ti sei smarrito, stretto nel cappotto, o con lo sguardo alla ricerca di una nuvola con una forma buffa, ti domandi ancora qualcosa su quello che hai visto. Mentre cammini, senti ancora qualche voce scorrere, e immagini tutte le strade che potresti prendere in quel secondo. Mentre vai via, ti sembra quasi di essere più leggero o più pesante.

Quasi

come

se non esistessi.

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