Essendo una pellicola non proprio di prim’ordine in quanto opera prima e sinistroide, i multisala coprono altre esigenze di tipo commerciale e le sale che offrono le loro poltrone e le loro biglietterie alla Nicchiarelli e al suo Cosmonauta sono poche, piccole e circondate da intenso traffico e pochi spazi liberi per il parcheggio. Con forte sorpresa, arrivo puntuale nonostante i già citati problemi logistici. Lo spettacolo scelto è l’ultimo del venerdì, le poltrone occupate saranno poco più di 20. Mi verrebbe da urlare che c’è più elettorato di sinistra qui dentro che nelle assemblee Pd. Riesco incredibilmente a trattenermi. Dopo le immancabili cinquesei paia di trailer, apprezzo con simpatia l’originale trovata del corto animato, diretto dalla stessa esordiente regista: scanzonato, disinvolto, spassoso. E con la qualità di introdurre alla principale tematica della pellicola ossia la corsa allo spazio, vista nell’ottica dei successi sovietici. Poi via, titoli d’apertura e occhi puntati sulla piccola giovinetta, protagonista già da subito di una gridata dichiarazione di anti clericalismo e conseguente schieramento politico. Anni 60. Le immagini che la Susanna regista ci propina sono di una Roma col sole al tramonto, con interni tempestati di carta da parati, scarna argenteria, televisore a colori. Paneamorefantasia di un proletariato che pare non esserci già più; i cortili sono quelli modesti e con poche pretese della Magliana, le movenze degli abitanti sono fortemente connotate di ponentino: ganascini, bacioni e via dicendo. I socialisti sono traditori all’occhio del falce e martello, i risultati elettorali tengono incollati alla tv manco fosse la finale dei mondiali, la lingua che viene fuori è a metà tra il romano spiccio ma quasi mai spinto del quotidiano giovanile e il russo di Kruscev, Gagarin e radiogiornalisti tirati dentro con buon tempismo nel corso del lungometraggio. Entrate sceniche che in base al loro valore e alla loro importanza politica corrono di pari passo alle avventure di Luciana, della sua famiglia sbilenca, del suo circolo comunista e delle sue storie storielle adolescenziali, banali ma non troppo e che portano via a me spettatore un sorriso a volte candido a volte ammiccante. Le note sono di quegli anni, ma rivisitate male da voci contemporanee sconosciute; su questo, si è risparmiato. Guest star la Pandolfi, che smette in questo film di ricordarmi i fasti di fiction targate Mediaset e che s’acconcia a donna del tempo: chioma cotonata, ansie da madre che ne ha viste tante e qualche compromesso per tirare avanti la baracca. Buono anche Rubini, che o stempera l’ambiente, almeno per lo spettatore, o lo avvampa con fare prima bonario poi autoritario. In generale molta solitudine con gli occhi all’insù, verso il cosmo e le conquiste russe, per dire che davvero poteva essere possibile un successo acceso di rosso. Una passione e una speranza vera che diventa quasi beffa nel fotogramma a chiusura del film. Il pubblico nella mia sala sa già che non uscirà triste dalla porta del cinema: s’era già rassegnato trent’anni prima di questa serata pre-invernale nei pressi di Porta Pia.
martedì 22 settembre 2009
Cosmonauta di Susanna Nicchiarelli
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