In giro per strada, si può facilmente notare su cosa ma soprattutto su chi produttore e distributore puntino per pubblicizzare “Pelham 123-Ostaggi in Metropolitana”. I primi piani sui due faccioni di Washington e Travolta dominano cartelloni e locandine e mettono subito l’accento su fama e bravura incondizionata delle due star, mai protagonisti insieme e mai a così stretto contatto. Il regista è Tony Scott, già “gestore” di talenti del calibro di K.Knightley (Domino) e B.Pitt (Spy Game) e garante sempre di azione, adrenalina ed effetti scenici. Basta poco per informarsi sulla trama, che è già tutta nel sottotitolo della pellicola: ancor più in soldoni, si parla di un dirottamento di una metro con relativi malcapitati ostaggi. Ed è ancor più semplice capire chi tra i due volti ritratti in affissione pubblicitaria, uno abbronzatamente pacioccone e spaesato, l’altro spietato già nello sguardo, sia quello buono e quello cattivo. A dirla così, sembra già tutto scritto e ci si chiede come si possano riempire più di 100 minuti con un’idea che parte parecchio scarna. Analisi errata. In un New York colpita nel suo cuore che batte sottoterra, vivono tesi monologhi alla ricerca della frase ad effetto di un Travolta dirottatore che con un occhio ai titoli di Wall Street fa il bello e il cattivo tempo. All’altro capo del telefono durante la lunga e vibrante contrattazione, un appesantito Denzel Washington dall’aria dimessa, che nell’economia della pellicola riveste un ruolo che va via crescendo e che piace per la semplicità da americano medio, con moglie e figli a carico e compromessi e colleghi da sopportare. Il più delle azioni che alzano il battito cardiaco per chi è amante del genere si concentrano nella parte finale in cui le chiacchiere cominciano a stare a zero e entrano nel vivo corse forsennate, automobili capovolte, dollaroni in auto blu, sparatorie e fughe. La cura della colonna sonora è mirabile e cardiologicamente mirata a serrare i ranghi dell’adrenalina, così come le riprese, le più godibili quelle dall’alto, osservazione paradossale per un film ambientato per lo più in metropolitana. Insomma tra una massima del belloccio di “Pulp Fiction” e un improvviso scatto da eroeperungiorno dell’ “American Gangster” statunitense, troviamo non un capolavoro certo, ma un avvincente thriller d’azione ben confezionato e senza dubbio gradevole.
Gi (ma Filos ha scelto l'immagine)
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